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23/12/2024 15:23
Il gioco, come sempre quando si parla di tasse, si muove tra Milano e Roma, lungo un equilibrio spesso precario che non è semplice tenere in piedi. Parliamo dell’addizionale Irpef e della sua soglia di esenzione. Al momento, i milanesi che non devono pagare questo tributo sono coloro che hanno un reddito annuo inferiore a 23mila euro. Il Comune vorrebbe però allargare la platea, alzando questa soglia a una cifra più alta, come proposto anche in Consiglio comunale dal consigliere del Partito Democratico Michele Albiani.
Ma è qui che entra in gioco il governo. Perché, se da un lato il Comune può decidere autonomamente di alzare l’aliquota di esenzione, dall’altro ha bisogno delle risorse per poterlo fare. Da Palazzo Marino partirà dunque una lettera verso Palazzo Chigi e via XX Settembre a Roma, per chiedere di poter estendere anche al Comune di Milano il limite massimo dello 0,9% per i redditi più alti, come avviene già a Roma. Oggi a Milano, il tetto è fissato allo 0,8%. Uno 0,1% che potrebbe però fare la differenza.
La soglia a cui applicare l’eventuale nuovo massimo dell’addizionale, dunque, potrebbe essere quella dei 78mila euro, ma le discussioni sono ancora in corso.
Quelle con Roma invece devono ancora iniziare ufficialmente e, quando si parla di tasse, i rapporti tra Milano e la capitale non sono mai sereni al 100%. Basti pensare, per rimanere a casi recenti, alla richiesta avanzata da Milano di poter aumentare l’imposta di soggiorno per i turisti che alloggiano negli alberghi a 4 e 5 stelle del capoluogo, portandola i livelli di Firenze, Roma e Venezia. Una battaglia finora frustrata dal governo, salvo l’eccezione, applicata però a tutta Italia per il 2025, in vista del Giubileo, che consentirà a tutti i comuni un incremento di questa entrata.