Tutti assolti per il fallimento di Ast

  • Categoria: Territorio
  • Pubblicato: Venerdì, 10 Gennaio 2025 10:35
  • 10 Gen

Ieri si è tenuta l’udienza conclusiva del processo per il fallimento del consorzio Ast (Agenzia per lo sviluppo del territorio) di Vigevano, i quattro imputati sono stati tutti assolti con formula piena.

Secondo l’accusa gli imputati Andrea Sala, architetto e politico, sindaco di Vigevano per 10 anni e ora consigliere regionale, Carlo Cavigliani, ex presidente della Fondazione Roncalli, Massimo Boccalari, ex presidente del consorzio Ast, e Alessandro Mazzoli, ex direttore di Ast e dell’are formazione di Fondazione Roncalli, avrebbero contribuito al fallimento del consorzio Ast.

Mentre la difesa ha sostenuto che «le indagini erano state effettuate senza sentire attori importanti di questa vicenda come il notaio Elio, un processo che non si doveva nemmeno celebrare perché nessuno degli imputati ha avuto vantaggi economici personali da questa vicenda». Repliche durate circa un'ora, dopodiché verso le 11 i giudici si sono ritirati in camera di consiglio e dopo due ore sono usciti con la sentenza di assoluzione piena per tutti e quattro.

L'avvocato Pietro Giorgis, che ha difeso l'ex sindaco è più che soddisfatto: «È finito un incubo per Andrea Sala - spiega all'uscita dal Tribunale di Pavia - Il processo non si doveva neanche iniziare. Sono contento per lui e ovviamente c’è una grande soddisfazione. Io l’ho detto anche in discussione nel processo, oggi non è facile fare il sindaco. Sul territorio ci sono il nido, le strade, la gente che tira per la giacchetta. In questo processo, tutta l’impostazione e le indagini risentono di una maniera non approfondita di capire alcune questioni che sono poi emerse durante il dibattimento. Tutto nasce dall’atto della cessione a titolo gratuito. Ci sono state intercettazioni a partire dal 2019 poi nel 2020 sono stati sentiti diversi testi. Ma non hanno sentito il notaio, ovvero quello che ha fatto l’atto. Allora l’abbiamo chiamato noi e in un’ora davanti al collegio ha spiegato perché quell’atto doveva essere fatto in quella maniera. Se l’avessero sentito nel 2018, al posto di cercare demoni, il processo non sarebbe neppure iniziato. Inoltre la Procura ha chiesto direttamente il fallimento di una partecipata pubblica in un momento in cui i creditori erano pochi forse un paio. Il liquidatore avrebbe potuto risolvere tutto chiedendo al Comune di Vigevano le quote che doveva pagare, così come avrebbe potuto chiederle alla provincia di Pavia che era pure socia. I debiti sarebbero stati pagati, ma questa è solo una delle cose che sono venute fuori in istruttoria. Infine, i 334 mila euro che il fallimento avrebbe voluto per se, verranno restituiti non al fallimento, ma alla Fondazione Roncalli. Era il senso di quello che si è fatto. Quei soldi erano per i corsi di formazione. Non se li è messi in tasca nessuno, sono andati a finire dove dovevano andare a finire».

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