Inchiesta su corruzione e falso: chiesto il processo per otto indagati

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  • Pubblicato: Martedì, 15 Aprile 2025 11:30
  • 15 Apr

Le accuse di corruzione e falso che hanno portato agli arresti domiciliari il sindaco (ora sospeso) di Vigevano, Andrea Ceffa, sono ora al vaglio di un giudice.

La Procura di Pavia, con la PM Chiara Giuiusa, ha chiesto in tempi record il rinvio a giudizio per otto persone, sei mesi dopo l’apertura dell’inchiesta che, il 28 novembre scorso, aveva portato a cinque arresti.

Oltre a Ceffa, 52 anni, risultano indagati Roberta Giacometti, 43 anni, ex consigliera comunale della lista civica “Vigevano Riparte”, Veronica Passarella, ex amministratrice unica della partecipata Asm Vigevano e Lomellina, Alessandro Gabbi, direttore amministrativo di Asm (attualmente in aspettativa), e Matteo Ciceri, ex amministratore di Vigevano Distribuzione Gas.

Un secondo filone dell’inchiesta coinvolge l’ex europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, 49 anni, l’imprenditore edile vigevanese Alberto Righini, 51 anni, ex vicepresidente di Ance Lombardia, e la sua compagna Alice Andrighetti, 41 anni. Per loro, la Procura ipotizza l'accusa di istigazione alla corruzione.

Le due vicende, pur distinte, rientrano in un’unica cornice investigativa: per almeno sei mesi, secondo gli inquirenti, il contesto politico vigevanese sarebbe stato manipolato da condotte illecite. Il primo episodio ruota attorno alla cosiddetta “congiura di Sant’Andrea” del 30 novembre 2022, un presunto piano per far cadere la giunta comunale attraverso dimissioni pilotate. In tale contesto, Righini, con l’appoggio di Ciocca, avrebbe offerto 15mila euro alla consigliera comunale Emma Stepan, tramite il suo compagno Luca Battista, per indurla a lasciare l’incarico. Stepan e Battista hanno rifiutato e denunciato l’accaduto al sindaco.

Il secondo fronte coinvolge lo stesso Ceffa, che a dicembre 2022 aveva presentato un esposto per far luce sulla congiura. Ma le indagini si sono poi concentrate anche su di lui. Secondo la Procura, il sindaco avrebbe tentato di assegnare a Giacometti una consulenza fittizia presso Asm, del valore di 6mila euro annui, con lo scopo di consolidare la propria maggioranza politica. Poiché Giacometti era incompatibile con l’incarico, l’incarico sarebbe stato affidato a una prestanome, collega di studio. I vertici di Asm, secondo l’accusa, erano consapevoli dell’assenza di reale utilità della consulenza per l’azienda.

Andrea Ceffa si giocherà le sue carte per ottenere la libertà davanti al Tribunale del Riesame nell’udienza fissata per il 20 maggio. La difesa contesta la decisione del Gip Luigi Riganti, che lo scorso 24 marzo aveva rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Ceffa, tuttavia, potrebbe comunque tornare in libertà per scadenza dei termini della misura cautelare: il 28 maggio, infatti, la misura attualmente in vigore scadrà automaticamente, salvo eventuali proroghe o nuovi sviluppi. Non sono però esclusi colpi di scena.

«Ci aspettavamo la richiesta di processo, ora attendiamo il Riesame per la revoca degli arresti», ha dichiarato l’avvocato di Ceffa, Luca Angeleri. I legali di Righini e Andrighetti, Anna Cicala e Marcello Caruso, hanno invece espresso perplessità per la diffusione anticipata delle notizie: «È grave che certe informazioni arrivino prima alla stampa che ai nostri assistiti».