Allarme di Antigone: carcere in condizioni critiche e sovraffollamento

  • Categoria: Territorio
  • Pubblicato: Giovedì, 17 Aprile 2025 12:08
  • 17 Apr

Condizioni critiche, sovraffollamento e carenze strutturali. È il quadro tracciato dall’Osservatorio di Antigone dopo la visita, martedì scorso, alla casa circondariale dei Piccolini.

L’associazione, che dal 1991 si occupa della tutela dei diritti nel sistema penale e penitenziario italiano, definisce la situazione all’interno dell’istituto come «drammatica».

Secondo il report, al momento della visita erano presenti 365 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 242 posti. Un sovraffollamento che sfiora il 150%. La direttrice della struttura, Rosalia Marino, fornisce però una lettura diversa: «I detenuti sono 366 – precisa – ma la capienza tollerabile è di 465. Non vedo anomalie, la situazione è sotto controllo».

Tra i 365 detenuti censiti da Antigone, 179 sono stranieri e 80 donne. Alcune di queste ultime sono inserite nell’unico circuito di Alta Sicurezza presente nel Nord Italia. Secondo l’associazione, la forte presenza di stranieri rende difficile l’inserimento nei percorsi rieducativi. «Mancano mediatori culturali – si legge nel rapporto – e all’interno dell’istituto non è possibile il rinnovo del permesso di soggiorno».

Preoccupano anche le condizioni strutturali dell’edificio, costruito nel 1988. In caso di pioggia, segnalano gli osservatori, si verificano infiltrazioni d’acqua in molte zone, comprese aree comuni e spazi destinati alle attività lavorative. Il giorno della visita mancava l’acqua calda nel reparto femminile e in una sezione riservata a detenuti con esigenze particolari, tutte le finestre erano rotte e i blindi completamente chiusi. Una cella risultava devastata, allagata e parzialmente bruciata.

Tra i casi più gravi documentati nel report, quello di un detenuto sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) nei giorni precedenti, senza che sia stata formulata una diagnosi. In un altro episodio, una detenuta affetta da patologie oncologiche stava ricevendo la chemioterapia in cella, con difficoltà motorie e priva di assistenza o piantone.

Nel reparto femminile comune, le detenute denunciano difficoltà di accesso ai percorsi minimi di trattamento. Nonostante la collaborazione con una cooperativa sociale che impiega oltre 20 persone, permane una forte carenza di volontari, la cui presenza è considerata fondamentale per la quotidianità all’interno del carcere.

«Le condizioni di molte aree del carcere non sono dignitose – commenta Valeria Verdolini, presidente di Antigone Lombardia –. Parliamo di una casa di reclusione destinata a pene lunghe: è forse il caso di rivederne la collocazione, anche alla luce dell’ipotesi di un ampliamento di 80 posti, che ridurrebbe ulteriormente gli spazi per le attività. Servirebbe invece un investimento serio e strutturato su percorsi trattamentali efficaci, che oggi faticano a decollare, con ricadute negative soprattutto sul reinserimento sociale delle persone detenute».